Per non interrompere la tradizione estiva che caratterizza ormai da decenni le mie vacanze, mi trovo nel Sud, in una terra che ultimamente è famosa per la monnezza e per la malavita, ma che ha ben altro da offrire, rispetto a questa pochezza della società. Sono qui da due settimane, e da quando sono arrivato non faccio altro che guardare, guardarmi attorno, cercando ciò che il Sud ha da offrire, nel bene e nel male, nelle sue contraddizioni e nelle sue unicità. Ogni volta che mi guardo attorno scopro sensazioni, piccoli ritratti buffi, colori, suoni, che nel Nord non solo non esistono, ma che sono del tutto sconosciuti ed al tempo stesso incomprensibili. E’ una volontà costante, quasi meticolosa oserei dire, in questo mondo che purtroppo mi appartiene solo per metà per parte di madre, e che di tanto in tanto cerco di rubare a quanti mi stanno attorno a livello familiare. E’ una lotta pressoché continua, una piccola ricerca di quello che in qualche modo mi appartiene e che pure fatico a recuperare, ma ci provo, io ci provo, qualche volta mi riesce, spesso no. Vorrei solo essere in grado di interpretare sino in fondo questa parte di me e dell’Italia che così tanto amo… E, frattanto, provo per lo meno a rubarla poco alla volta, per poi regalarla a chi ho di più caro, a mo’ di cartolina.
Ieri, per esempio, ho rivisto il panaro calare dall’alto… Non è un’esperienza da tutti e per tutti, poter assistere allo spettacolo del panaro, che di punto in bianco scende dal cielo azzurro intenso di Salerno – appena liberato dalla cappa di umidità che ne offuscava le striature glauche -, per adagiarsi comodamente sull’asfalto rovente del sole di piena estate: il panaro che cala è un’esperienza che tutti, almeno una volta, dovrebbero vivere. Per lo meno una volta. Cos’è il panaro? Il panaro è un piccolo cesto in vimini, il cui nome si ricollega chiaramente al termine pane. E’ insomma un paniere non troppo grande, attaccato ad una cordicella spesso rappezzata più volte nel corso del tempo, e ciò è un sinonimo di valore, dal momento che si tratta di un oggetto che si trasmette di madre in figlia per intere generazioni. Il panaro è per sua natura assolutamente imprevedibile: di punto in bianco scende dai piani alti ed arriva sino a terra. No, non è l’effetto speciale di un film di George Lukas e nemmeno l’ultima trovata per una pubblicità dell’ultimo prodotto da proporre. E’, piuttosto, una realtà ben radicata al Sud, e perdersela sarebbe come non contemplare la Madonnina in cima al duomo di Milano.
Mentre cammini per strada, i panari possono materializzarsi dal nulla e calare all’improvviso dall’altro oppure nascondersi per intere settimane nei ripostigli delle famiglie per bene, ma quando è il momento giusto, eccoli spuntare senza infamia dalle finestre, scivolare dolcemente dai piani più alti, e assolvere al compito per il quale sono stati creati, ovverosia fungere da ascensore improvvisato, al fine di evitare la discesa in strada della persona, al fine di recuperare l’oggetto che gli deve essere recapitato. Pigrizia? Non solo. I vecchi palazzi non sono dotati di ascensore, pertanto è una vera manna dal cielo, poter scongiurare una discesa a piedi nel vano scale bollente, frutto del caldo che attanaglia queste zone. Cosa si infila in quell’involucro di vimini? Di tutto, e quanto più ci può entrare, meglio è. Dall’oggetto più piccolo, alla spesa, e più è pesante, più lo spettacolo è allettante. Infatti, quando il latte, i pelati, e qualche abbondante porzione di bocconcini di mozzarella vengono sistemati al suo interno, è quello il momento in cui capisci che il Sud vive in quel realismo magico dal quale fatico a distaccarmi, e che mi sento di consigliare in dosi abbondanti a tutti quelli che non sanno cosa si perdono a disprezzarlo e a non viverlo.
La nonnina, all’ultimo piano, si affaccia attenta e aspetta che l’atto del deposito sia compiuto, poi, con la perizia che l’esperienza decennale nella gestione del panaro le ha consegnato, dà il via alla risalita del famoso panaro. Sotto il caldo rovente, l’anziana tira la funicella con entrambe le mani e quello comincia a salire insieme alla corda alla quale è appeso. Sfida le piccole e improvvise folate di vento che provengono dal vicino mare, sorvola la città e le teste della gente che, ignara e ormai abituata allo spettacolo, passa tranquillamente oltre, e sale, sale, di piano in piano, sempre più su. Ma se per caso qualcosa dovesse andare storto… Il panaro si impiglia spesso nei fili per stendere che affollano i balconi, contro le tende per ripararsi dal sole, sotto i terrazzini infingardi che nascondono insidie per le braccia ossute e deboli delle anziane nonne… E allora la risata è assicurata!
Il panaro cala dall’alto quando meno lo si aspetta. Occhio alle teste, però, e a non ciondolare sotto di lui, se non volete finire sommersi da pane, aglio, uova, peperoncini piccanti e melanzane…
Anche in Sicilia si chiama così. Ricordo quando mia nonna lo faceva scendere dal terrazzo per recuperare qualcosa dimenticata giù o quando il fornaio arrivava con il pane fresco a Mezzogiorno. 😉
Anche qui è un’abitudine comunissima il suo uso.
A.
By: a77 on 13/08/2008
at 13:05
Ciao! Come stai?
Volevo augarti un buon ferragosto! Un bacio…Scusami se vedi questo sms anche ad altre persone mah nn sono dell’umore di scrivere. Scusami! Buon fine settimana!
By: nuvolarosa on 13/08/2008
at 14:45
🙂
By: navide on 13/08/2008
at 15:54
Aspettavo il tuo nuovo post con ansia. Ti leggo da un po’ di tempo con una certa costanza e ti ho perfino messo tra i miei blog preferiti per non perdermi nulla.
E’ vero, Fabio. Il panaro calato giù è ormai un gesto poetico in un mondo che fa tutto di corsa (e che, per andare al supermercato 50 metri più in là, preferisce prendere l’auto perché il peso delle borse è insopportabile!).
Io l’ho visto molte volte perché ho trascorso molte estati al sud e io stessa l’ho calato giù per prendere i fichi o i meloni della vicina, la quale, tramite suo figlio, recapitava i deliziosi frutti come omaggio di buon vicinato.
Ma quando mai succede al nord?
Ciao e bentornato
Erica Lee
By: Erica Lee on 13/08/2008
at 16:21
ma mi sei così vicino da due settimane e non mi dici niente???… li vuoi sentire i “colori” campani???un linguaggio colorito tipicamente del sud.. weeeeeeee weeeeee… ti ho a pochi km da me… mi sento emozionata!!!!
By: nonsoloattimi on 13/08/2008
at 18:42
Ma se dici occhio ai fili da stendere…. mi sa che se capiterò da quelle parti cercherò di camminare guardando in alto……. osservando curiosamente l’ uso del panaro che ovviamente da noi non esiste!!!
Maury
By: Maury on 14/08/2008
at 00:47
O FABIETTO
vestito di bronzo coi piedini calzati di pelle che mammetta toia nun li conoscerebbe chiù,me riservo de leggerte all’ora de pranzo come aperitivo della casa.Ora mi aspettano per una scarpinata prima che l’ossigeno esaurisca la scorta! Embè che voi fà? Non possiamo tutti competere con Reinhold Messner…Bacetto e,BUON FERRAGOSTO,Bianca 2007
By: Bianca 2007 on 14/08/2008
at 07:18
Mannaggia e come ti invidio! Sei a 20 min. di macchina da casa dei miei!
Rosicoooooooooooo!
Il panaro me lo ricordo bene, benissimo. Potrebbe essere una bella usanza da esportare in terra lusitana. Ne devo regalare uno alla suocera:)
Che bei ricordi, il panaro scende giù con i soldi per pagare la merce e risale colmo. Pane, mozzarella, fragole, more, fichi…
Divertiti, riposati e salutami la mia terra.
By: Tinuccia on 14/08/2008
at 11:32
c’è un signore che conosco che, abitando al primo piano, usa il panaro come ascensore del suo fedele gatto. da svariati anni, quando il micio vuole uscire, lo cala piano piano, quando il passeggero vuol risalire, chiama sotto la finestra ed il suo amico umano gli cala l’ascensore e lo recupera: è uno spettacolo!
By: paola dei gatti on 14/08/2008
at 12:45
E si qui c’è ancora questa bellissima usanza di mettere le cose nel “panaro” per evitare di scendere le scale… ma questo anche perchè qui ci sono ancora i garzoni del salumiere che vengono prima a chiederti cosa occorre e poi a portati la spesa sino a casa.
Fabio ovunque tu sia … da solo o in compagnia … che un Buon Ferragosto sia!!!
By: Gabry on 14/08/2008
at 18:49
Buon Ferragosto Fabietto 🙂
By: Trinity on 14/08/2008
at 19:25
ps: ma una bella pizza nel panaro ci sta?? oppure c’è un cesto di vimini per la pizza?? La cosa mi incuriosisce 😉
By: Trinity on 14/08/2008
at 19:26
‘Sud paese della monnezza’ ma dove vivi?!?!??!
Quella è storia vecchia dei governi di sinistra, ora il sud e rose & fiori. Cresciuti magari nelle discariche abusive ma… pur sempre fiori.
Riguardo al ‘panaro’, confesso, non lo conoscevo. Conoscevo “Er Canaro” della MAgliana ma … non credo sia la stessa cosa 😀
Buon ferragosto e bentornato.
By: chit on 15/08/2008
at 11:01
Buon Ferragosto, Fabio! Divertiti… ovunque sei!
Ciao,
Laura
By: Laura on 15/08/2008
at 12:07
Ciao Fabio, che bei ricordi..il panaro..Non che da me sia già solo un ricordo, ma se ne vedono ormai pochi…A me hai fatto ricordare il panro calato per tirar su gli ortaggi comprati dal fruttivendolo col carrettino..oppure il gelato sempre comprato, nel pomeriggio, da quello con la “lapa” (L’Ape piaggio) modificata per vendere i gelati..
Un caro saluto, Fabio, e un buon ferragosto!..E non pensare che mi son “persa” completamente..E’ che sto poco al pc..e ormai non aggiorno più il blog su kataweb..(aggiorno solo la “la mia riva” su Blogspot..)
Frida
By: Frida on 15/08/2008
at 18:12
Esisteva anche a Milano, secondo i racconti di mio papa’: sua mamma, mia nonna, calava il cestino (che non si chiamava panaro) e dentro andava il ghiaccio, il pane etc. … Immagino sia una “invenzione” che trascende confini e dialetti….
By: Moky on 15/08/2008
at 20:09
E’ una prassi alla quale sono abituata… La nonna del mio ragazzo lo usa sempre il panaro… è del sudpontino e pure qui si chiama così!!
By: Gocciadime on 15/08/2008
at 23:26
Anche nel mio paese c’era questa usanza e io ricordo di aver assistito, da piccola, alla discesa del cestino. Ora però non se ne vedono più…
By: Alianorah on 16/08/2008
at 02:41
che quadro delizioso e pieno di sentimento!
ciao Fabioletterario!
By: argax on 16/08/2008
at 11:31
se invece te ne mando uno dall’alto…trasportato da saggina cosa mi metti dentro di buono????’ Ricordati che sono una strega golosissimaaaaa ;-))
buon after-ferragosto….ma quando torni a casuccia tua???? Sei un girovago peggio di me ai bei tempi
By: Morgana on 16/08/2008
at 19:35
Ciao Fabio, allora buon proseguimento di ferie!!!
Un saluto .
By: Gabry on 16/08/2008
at 20:29
il panaro^^ quando ero piccola ero andata in vacanza a Napoli per qualche giorno e li vedevo sempre tirare su dalle finestre. ricordo che pensavo sempre ‘e se mollano la presa?’
By: tania01 on 16/08/2008
at 23:12
Oggi è il compleanno di Criscir-Cristiana, viene a festeggiarla sul mio blog!!!
By: Gabry on 17/08/2008
at 00:44
Quando riparti?Io sono proprio vicina a te in questo momento..
ci vediamo prof?!e su e daiiii
By: brì on 17/08/2008
at 17:57
Uè uè, ‘o panaro. Sì, lo conosco bene. Metà della mai famiglia è napoletana. Il sud è magico, sempre. Presto sarò anche io da quelle parti e il panaro sarà tutto mio.
By: Miss Kappa on 18/08/2008
at 01:14
Ciao prof, sei in vacanza?
ti scrivo una cosa ma tu non ridere…
va beh, se trovo la mail te la scrivo in privato…
un abbraccio
By: Gocciadime on 18/08/2008
at 09:07
Post delizioso!
Ciao
Daniele
By: Daniele Verzetti, Rockpoeta on 18/08/2008
at 15:36
come sempre ho chiuso gli occhi e mi sono fatta portare dall’immaginazione… è troppo bello leggere i tuoi post… qui descrivi la terra del sud alla quale appartengo e dalla quale sono dovuta venir via per studio e lavoro… ma leggendoti ho rivissuto i colori e gli odori di quei pomeriggi pieni di caldo e profumo di salsedine…
buone ferie a tutti 🙂
By: Bambolina on 18/08/2008
at 19:36
ciao fabio, come stai? buon inizio settimana
By: nuvolarosa on 18/08/2008
at 21:59
Ce l’ho pure io uguale uguale.Il panaro più celebre è quello dell’oro di Napoli,calato per prendere una succulenta pizza fritta dalle mani della bella sofia loren.Ciao:)
Mk
By: Monica on 18/08/2008
at 23:10
non posso credre di aver trovato un mio omonimo sono curioso di avere tue notizie
By: fabio on 19/08/2008
at 00:46
Al mio paese c’erano quand’erano piccola, adesso nonpiù purtroppo. Forse l’ultimo l’ho visto a Napoli nei pressi di Piazza Mercato. mi fa piacere che ci siano ancora a Salerno.
Ciao e buone vacanze
Clio
By: clio on 19/08/2008
at 09:57
Bel post, ha sapori lontani per me.
Mi ricorda quando da mio nonno il panettiere faceva il giro delle case per portare il pane caldo…..e quando arrivava e suonava il clacson era una festa!
Grazie Fabione, buone vacanze!
By: baBO on 19/08/2008
at 10:10
Semplicemente meraviglioso…dalle mie parti il “panaro” ha più la funzione di raccoglitore di olive…in questo periodo invece viene usato per raccogliere i fichi e viene prima foderato con le le foglie di fico…
Un caro saluto
By: vulcanochimico on 19/08/2008
at 17:56
Nel paniere che ci mettiamo se non abbiamo niente?
Comunque dà l’idea dei quartieri popolari in cui si dà sempre una mano al dirimpettaio. Non come le nostre riunioni di condominio.
By: ilMaLe on 19/08/2008
at 19:14
weeeeeeeeeeee
si torna e non si dice niente?
allora?
attento che vengo a cercarti eh
By: strega athena on 19/08/2008
at 23:26
Il panaro è fondamentale!!!!!!!Mi manca tanto…quando abitavo a paternò, paese in provincia di Catania lo usavo spesso, perchè è comodo, ci può mettere quasi di tutto, dipende dalla grandezza.
La comodità sta nel fatto che se hai fatto delle compere che non puoi trascinarti in giro, citofoni, la mamma lo scende, metti ciò che devi posare, senza per questo risalire a casa, e riparti a fare il giro delle spese.
Qui a Catania è meno in uso e la zona dove abito non incline per niente, ma quanto mi manca, soprattutto perchè abito in un palazzo antico, al terzo piano senza ascensore e vi giuro che è un’enorme fatica, per cui tutto ciò che non ci possiamo trascinare per il tempo delle compere, tipo frutta e etc.., lo compriamo alla fine!!!
Baci da Catania 🙂
By: mary on 20/08/2008
at 08:38
we weeeeeeeeee
By: nonsoloattimi on 20/08/2008
at 12:56
Simpatico il panaro. Ma pure la sua variante:
i fili per stendere i panni a carrucola. Da un balcone all’altro, e, all’occorrenza, non solo per i panni: anche per i… panari, per cestini da riempire e mandarsi / scambiarsi cose. Non solo grida ferine e UAGLIO’ e CUMMARE…..
(il tuo blog è tra i miei link. E… uff.. che linguaggio da scemi..: questo sì!)
By: Maria on 20/08/2008
at 13:05
mi piace leggere le tue storie ;D
un saluto
By: Ambrosia on 20/08/2008
at 13:42
a casa mia da ragazza si usava spesso anche per scambiarsi cose con la vicina del piano di sotto o sopra….ora tutto questo comunque si è un pò dissolto nel tempo….è stato comunque carino vedere questo paniere nella foto…un saluto:-)
Annamaria
By: annamaria on 20/08/2008
at 18:25
Quanto mi piaci quando cogli le cose semplici della vita che stiamo perdendo e perdendo la voglia di apprezzarle. Anche noi siamo stati qualche giorno in paese e ne abbiamo ritrovate alcune.
By: silvia on 20/08/2008
at 18:26
Ripartito un’altra volta?
By: Colez on 20/08/2008
at 18:31
😀
Ricordo bene quel panierino calato dall’alto di una finestra al 5° piano. Sotto c’era Nerino, che alle 8.00 ogni mattina ci metteva dentro le ciriole fresche di forno. Inzuppate nel caffellatte erano una vera, autentica delizia.
Ciao Sior Maestro.
R.
By: raspa on 21/08/2008
at 16:06
E SE IL “PANARO”
cade dall’alto,un saluto e un bacetto come colazione (vacanziera?) ce pò stà come miele bbono su un pane appena sfornato da allargà pure a mammetta tua? Bianca 2007
By: Bianca 2007 on 22/08/2008
at 09:04
sono tornata a salutarti .. ero in polemica , forse te ne sarai reso conto !
By: LaVale on 22/08/2008
at 10:36
… davvero pittoresco… 😉 Scusa se ti ho involontariamente copiato… buon proseguo di vacanza!!
By: newandrea on 22/08/2008
at 14:20
Per un certo periodo l´ho usato anch´io per portare su la legna, poi ci volevano sempre due persone e mi sono convertito ai secchi
By: Oscar Ferrari on 23/08/2008
at 01:38
Possiamo incontrarci anche con altri blogger di roma, tornerà tra l’altro anche Giulio del Canada, o vuoi un incontro a “quattrocchi”!
By: silvia on 23/08/2008
at 12:30
buone ferie
By: nuvoletta on 23/08/2008
at 15:17
Mi sembra tu stia parlando della Sicilia..il sud Italia o lo ami o lo odi e se lo ami lo devi accettare. Inutili i tentativi di capire o di spiegare..se nn ci stai bene emigri. Ho lottato per anni contro i mulini a vento. Qui non si cambia. Si accetta.
By: Ossidiana on 23/08/2008
at 19:39
MI piace il rumore dei tuoi pensieri
amapola
By: amapola on 23/08/2008
at 21:45
mi sono mancati i tuoi post, caro Fabio.
così come mi mancano i tuoi saggi commenti.
un bacio, grande!
b.
By: Andrea on 24/08/2008
at 15:38
che bello! superfabio superveloce!
dai, i ritorni lasciano bei ricordi no?
un bacio!
By: Andrea on 24/08/2008
at 15:43
C’è una sola cosa alla quale nn potrei mai dire di no: viaggiare!!
Tu proponi o prenota che io mi accodo :))))!!
Buona domenica!
By: Ossidiana on 24/08/2008
at 18:31
ma bentornatoooo!!!
non conosciamo il panaro qui a bologna!
bacio
gio
By: gio on 24/08/2008
at 21:46
Molto carina questa del “panaro”! Sai che ti dico: sul tuo blog mancano le immagini, dovresti inserirle più spesso.
Ben trovato, Fabio!
By: Artemisia on 24/08/2008
at 21:52
da buona sudista conosco ciò che descrivi, il sud è ricco di sfumature, di tramonti, di acque cristalline ma anche di confusione, gente affabile, a volte invadente, chiasso, un vociare indistinto e a volte incomprensibile, clacson che suonano al minimo cenno del verde per ricordare ai meno attenti che la vita scorre e non ci si può addormentare
un calore che altrove non trovi.. nel bene e nel male..
By: Moony on 24/08/2008
at 22:18
Ciao Fabio, bentornato!!!
Se vai sul blog di Maddy-Delfino
ci sono degli aggiornamenti.
Un saluto e buona serata.
Gabry
Forse troverai questo commento duplicato ma ho provato più volte ad inviarlo ma non lo pubblicava.
By: Gabry on 24/08/2008
at 22:44
bentornatooooooooooooooooooooo
eh no guai a te se mi lasci
un bacio enorme e una buona notte
e a presto
By: strega athena on 24/08/2008
at 23:25
Intanto…buongiorno!
By: Flab (lei...) on 25/08/2008
at 09:13
O panar è veloce come le mail con la differenza che porta anche le cose. Noi in penisola sorrentina lo usiamo tanto ti evita di fare 40 volte le scale di casa.
Statev buon
Adriano
By: adrigor on 25/08/2008
at 16:51