Lo ammetto: sono scappato tre giorni a Firenze. Il motivo lo sapete: il secondo concerto di Loreena McKennitt, che ovviamente non mi sono fatto scappare, in quanto ultimo qui in Italia. E, a questo proposito, consiglio di non perdere il post di domani, perché ho qualcosa di significativo da raccontare a riguardo: dovete solo pazientare.
Nel frattempo racconto una mostra: quella di Cézanne, a Firenze.
Per puro caso ho saputo che alcuni quadri dell’autore provenzale erano esposti a palazzo Strozzi, e ovviamente non me li sono lasciato scappare. Amo, lo ammetto, ciò che è bello, anche se ho gusti assolutamente personali a riguardo, e sono capace di tirare dritto di fronte a certi esempi di arte che in me non suscitano nulla. Ma Cézanne mi attirava: ho visitato la Provenza un paio di anni fa, e sono rimasto folgorato dai suoi colori accesi, dalle impressioni che questi suscitano, nella campagna così come nelle vie cittadine. Per questo mi sono fiondato alla mostra.
Una mostra che non mi ha detto molto, devo dire, per i pochi dipinti realmente firmati da Cézanne, e anche perché ad un certo punto cominciavo a vedere verde ovunque, tanto nei dipinti dell’autore, quanto sui muri e sui visi della gente. Spesso ero io, verde, per la rabbia di una valanga di gente, ma anche perché non sopportavo di vedere i classici adolescenti costretti dai docenti a vedere capolavori che per loro non valgono più di un paio di gomme da masticare. Finché…
Finché non sono capitato davanti alla natura morta che ritrae le ciliegie con pesche. E qualcosa si è aperto dentro di me, di colpo, come uno squarcio che mi ha ridato improvvisamente il sorriso.
Quelle ciliegie giacevano lì, su quel piatto, da più di cento anni, e durante tutto quel tempo non avevano perso un solo grammo della loro freschezza e della loro lucentezza, rosso intenso e pastose, materiche, intense in un turgore folle e sensuale, quasi colte appena qualche istante prima, destinate ad essere mangiate da bocche ingorde e golose, in un meriggio caldo e assolato.
In quel momento, tutto ha preso forma. E mi sono emozionato alla follia, perdendomi in quel piatto di ciliegie che sporge dal quadro e si offre voluttuoso a chi lo guarda con gli occhi dell’emozione tenace e irrazionale. Ecco: io sono rimasto a Firenze, a palazzo Strozzi, davanti a quella tela che ho ancora davanti agli occhi, rapito da una passione insana che ancora oggi mi riempie di sana follia.
in questo post hai riunito idealmente i miei due luoghi del cuore: Firenze e la Provenza! per non parlare di Cezanne!
By: leucosia on 26/03/2007
at 14:58
Anch’io faccio sempre il bis di concerti con i miei cantanti preferiti! 🙂 Bentornato comunque!
By: mizar on 26/03/2007
at 15:31
A me piace Cezanne, ma mi sembri deluso nonstante le ciliege. Ciao Giulia
By: Giulia on 26/03/2007
at 16:47
FABIO!!
ami ciò che è bello???
MA ALLORA MI ANCHE ME!!!!
hauhauhauhauhauhau
(della serie..come rovinare un post 😛 )
🙂
By: BBbrokenbarbie on 26/03/2007
at 18:39
Fabio,sei veramente un poeta. ho preso l’enciclopedia dell’arte e mi sono andata a guardare “le ciliegie”.Mio dio,come le hai descritte! plastiche,lussuriose e lussureggianti.
perdona l’eresia che sto per dire,ma secondo me ,dorebbero rifare 9 settimane e mezzo usando le “tue” ciliege, al posto delle fragole!
Buonanotte NikiCri
By: dicolamia on 26/03/2007
at 23:31
Ho scoperto questo tuo bellissimo ricordo solo ora: che sensualità. Fabio, Da farci l’amore con la luce e i colori della vita vera!
Sembra quasi di sentirne il profumo…
Anch’io ho amato quei colori, con quella stessa voluttà.
(Psss, ehi, anche io vado matta per le ciliegie!!!)
By: rosasospirosa on 16/11/2008
at 20:22