L’ho atteso per 9 anni. Ho saputo che doveva uscire già tre anni fa, allora annunciato come imminente, ma in realtà il nuovo album di Loreena McKennitt ha visto la luce solo un paio di mesi fa, dopo una lunga e laboriosa gestazione, e un grave lutto che ha colpito l’artista. L’ho ascoltato tutto, decine di volte, come si conviene ad una preziosità così rara e desiderata, che si riflette nel blu notte del suo packaging in cartonato.
Come si fa a parlare di un piccolo gioiello? Cercando di descriverlo, certo, ben sapendo che niente potrà equiparare il possederlo.
An ancient muse è un album con radici storiche che si muovono tra l’epica greca e la storia bizantina, ennesima profonda ricerca di Loreena, che stavolta l’ha portata in Grecia, Turchia e Cina, sulle tracce dei Celti, popolo che ama e che costituisce la strada sulla quale costruisce le note delle sue canzoni.
L’album si apre con Incantation, un incanto da brividi, che ricorda atmosfere antiche e magiche, fatte di echi e di suoni viscerali che solleticano l’emozione. Ma sono brani di difficile ascolto, quelli che seguono, e che vanno scoperti poco alla volta, con la pazienza di un viaggiatore che ancora non conosce i nuovi popoli che incontra.
The gates of Istanbul sembra spianare la via al mio – spero quasi confermato – viaggio in Turchia, dove il mondo sufi mi attende ormai da tempo, città dei popoli e, recentemente, anche di un premio nobel per la letteratura. Ed è proprio in medioriente, che spero di poter bivaccare in un antico Caravanserai (singolo di lancio dell’album), crocevia di popoli e punto di riferimento per l’incontro di tradizioni che si fondevano nella magia dei racconti notturni, misto di confidenze, di fiabe e di fantasmi.
The english ladye and the Knight mette in musica i versi di sir Walter Scott, un vero e proprio racconto accompagnato dalla delicatezza di una musica a tratti eterea. Ma è Kecharitomene, il brano solamente strumentale che mi ha conquistato: chiaramente greco come struttura e impostazione, è irresistibile nel crescendo, che cattura l’animo e il cuore. E’ dedicata ad Anna Comnena, la figura della prima storica che, nel periodo bizantino, descrive le grandezze di un impero ormai in declino, durante il suo monachesimo imposto e scontato nel monastero omonimo che significa piena di grazia.
Penelope’s song è dedicata invece a Penelope, la moglie paziente di Ulisse, mentre Sacred shabbat è ancora un brano solo strumentale di impatto, di chiara tradizione turca. Beneath a phrygian sky non mi convince troppo, avendo una base troppo commerciale, pe quanto non stoni, mentre Never-ending road è ancora una conclusione degna di Loreena, che racchiude in lei le ricerche poetiche che nel tempo si sono fuse in una unica composizione.
Loreena non ha paura di confrontarsi con le produzioni pop e fortemente commerciali che il mercato chiede. Segue la sua strada, la sua via, per se stessa, prima che per gli altri: è fuori da ogni logica divistica e di vendita. E’ questo che apprezzo di lei. Sarà forse quell’alter ego che nascondo?
Attendo Loreena Mckennit in concerto, il prossimo mese in Italia. Mi aspetto qualcosa di profondo e di quasi intimista, da lei: Bologna, Roma, Firenze e Milano le date certe. Inutile dire che io ci sarò!
Dico ma nel mentre dell’ascoltamento ti sei fatto na tazzulella de caffè?
By: zauberei on 09/02/2007
at 15:07
Eccomi!
Allora, non ho mai ascoltato la musica di quest’artista ma, da come scrivi, penso che tu abbia gradito molto il suo sconfinamento nella world music. Ti consiglio un disco, se mi permetti: “Dust” di Peter Murphy, un album uscito nel 2002, dove il dark si fonda con la world music. Potrebbe piacerti…
Ciao, a presto!
By: Mat on 09/02/2007
at 15:12
Mi hai molto incuriosito Ciao Giulia
By: Giulia on 09/02/2007
at 15:14
la mckennith è stata colonna sonora di alcuni mesi delle scuole medie…
per me, intendo!!
By: mantide on 09/02/2007
at 15:39
non l’ho mai ascoltata .mi sa di cosa new age, vero?io sono un po’ allergica al new age, invece di rilassarmi mi innervosisce
By: zelda on 09/02/2007
at 17:58
Molto interessante questa tua segnalazione corredata da indicazioni approfondite. Grazie e buon weekend!
By: katherine on 10/02/2007
at 15:58
Purtroppo non la conosco…La musica new age ha il pregio/difetto di non essere commerciale.
By: mad riot on 10/02/2007
at 19:49
Anch’io sono un’eterna innamorata della McKennitt dai tempi delle elementari quando mia madre era, com’è tuttora poi, fissata con “all night’s soul”, che andava a ripetizione e rimane ancora una delle mie preferite.
Di quest’ultimo album non riesco ancora ad apprezzare tutto, ma Penelope’s song nella sua ‘normalità’ mi piace moltissimo…
Complimenti per la recensione, se ne coglie l’emozione!
Ali
By: Ali on 11/02/2007
at 19:49