Un gioco che facevo da piccolo era che il mio letto era l’unica parte intoccabile dell’intera casa. Le coperte mi preservavano da ogni possibile attacco maligno, ed io ero al sicuro da tutto e da tutto, assolutamente. In questo modo, potevo addormentarmi tranquillamente, in attesa che spuntasse il nuovo giorno.
Invidiavo mia sorella, che invece diceva di sognare spesso, in alcuni periodi dell’anno, un identico sogno, che continuava: una mummia la inseguiva in un cimitero, io ero con lei, e scappavamo insieme per non farci raggiungere e prendere. Ma io, io non avevo questa possibilità: i miei sogni, quando li ricordavo il mattino dopo, erano sempre spezzati l’uno dall’altro, senza soluzione di continuità.
Oggi, non è molto diverso.
Dormo, questo sì, e non sogno più i mostri né tantomeno non ho paura del buio. Ma continuo ad inseguire una chimera: cercare (e trovare) un sogno ricorrente, che mi accompagni nella notte, che si faccia riconoscere ogni volta che chiudo gli occhi, come un ponte tra il mondo della vita solare e quello della vita senza luce.
Non è ancora accaduto. Ancora non ci sono riuscito. Ma non dispero. Anzi. Insisto, se possibile. In fondo, il sogno a cos’altro servirebbe, se non a cercare ciò che nella vita quotidiana non può essere?
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