Pubblicato da: fabioletterario | 01/02/2006

Compito in classe

Le due ore per la redazione del compito d’italiano in classe sono un momento che mi urta profondamente. Mi urta perché vorrei essere in grado di non parlare e fare in modo che i miei alunni compongano in tutta tranquillità, anche se so bene che è preferibile guidare i momenti di pausa – e quindi anche quelli di lavoro effettivo -, piuttosto che lasciare che gli alunni si distraggano in modo autonomo, inseguendo una mosca.

Questo comporta la scelta razionale di spezzare il ritmo, ma in modo comune: il pro è dato dal fatto che così facendo non si perde la continuità di rapporto né si usa il compito come qualcosa di costrittivo o di noioso; il contro, invece, è dato dal fatto che posso rischiare di interrompere il processo di composizione degli alunni. Sinora, ho voluto guardare solo a quelli che ritengo gli aspetti positivi: mi auguro di aver fatto bene. Ma so di essere anche egoista, in quanto non riesco a tacere per più di dieci minuti. Ho bisogno di relazionarmi, anche solo con uno sguardo. Ma meglio se con e attraverso la parola.

Così, oggi, a metà compito, ho lasciato la cattedra e mi sono accomodato al posto di un alunno, uscito per andare al bagno. Al suo ritorno, lui ha preso il mio posto in cattedra e dunque ci siamo invertiti nei ruoli. Io ho scritto, lui in quel momento faceva le mie veci.

"Come ci si sente?" gli ho chiesto. "Beh, è una prospettiva completamente diversa…" ha sorriso lui. "E lei, a stare al posto di un alunno?" ha rilanciato. "Beh, è una prospettiva completamente diversa…" ho concluso.


Risposte

  1. Scusa, non ha relazione con il tuo post, però mi è venuto in mente che quando al classico facevo i compiti in classe di italiano scrivevo direttamente “in bella copia”. La brutta copia proprio non mi riusciva. Per due anni ho avuto un professore che diceva che la brutta copia dimostrava il reale interesse della persona verso il compito in classe, così io scrivevo in bella copia e poi inventavo una brutta copia per farlo contento.

  2. Beh guarda, mi fai morire! Così ti risolvevi a fare ben due compiti! Io la brutta la facevo, ma in genere era solo il testo già completo. Non pasticciavo nulla, se non in casi eccezionali.

  3. Eh eh Mariagiovanna: non si fa così! Però in effetti quello era il modo migliore per far felice il tuo insegnante, e nello stesso tempo fare il compito come andava meglio a te… complimenti per l’ingegno!! Comunque secondo me è vero che il comportamento di Fabioletterario può interrompere la produzione degli alunni, ma un attimo di pausa ogni tanto può aiutare a migliorare il lovoro, rendendolo più leggero da un lato e più divertente dall’altro.


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